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Orchestra di chitarre classiche dal 1978

Il repertorio

- Michael Praetorius (1572 - 1621)

Sei danze (trascrizione Heinz Teutscher)

La figura di Michael Praetorius è una di quelle di maggior rilievo nel periodo di transizione dal Rinascimento al Barocco; la sua intensa attività di compositore ha contribuito notevolmente a formare la tradizione musicale liturgica luterana ed è basata soprattutto su criteri di unificazione di lieder e di corali sacre, desunti dalle tradizioni di paesi geograficamente differenti. Non meno rilevanti furono le sue attività di teorico e di studioso degli strumenti musicali del tempo, culminate in un trattato del 1619, corredato di chiare ed interessanti litografie. A proposito delle composizioni in programma, è interessante notare che la trascrizione di Heinz Teuchert prevede, per la prima voce, l'utilizzo di un capotasto meccanico al settimo tasto della chitarra, accorgimento di norma inusuale nella musica classica, allo scopo di riprodurre risultati timbrici più simili a quelli degli strumenti dell'epoca.

- Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)

Aria sulla quarta corda (dalla Suite in RE)

Forse mai nessun autore come J. S. Bach ha precorso con estrema disinvoltura i propri tempi, con una produzione vocale e strumentale, sacra e profana, solistica e d'insieme, che offre ancora oggi una fonte inesauribile di esempi didattici ed artistici ai musicisti di ogni epoca e di ogni grado. La chitarra, pur non essendo strumento per il quale Bach abbia scritto direttamente, gli deve moltissimo, vuoi per le versioni chitarristiche delle famosissime Suite per liuto, vuoi per le numerose trascrizioni che sono state fatte nei secoli, regalando anche al repertorio dei chitarristi molti dei capolavori del genio tedesco, originariamente destinati ad altri strumenti. In programma una versione per orchestra di chitarre della celeberrima Aria sulla quarta corda, composizione ben nota e che in passato ha già offerto spunto a versioni fra le più diversificate, che vanno dalle colonne sonore di film celebri alle sigle di ancor più note trasmissioni televisive. La trascrizione è di Andrea Pace.

- Antonio Vivaldi (1678 - 1741)

Concerto in Re RV 93 (trascrizione Jeremy Sparks)

Il Concerto in Re maggiore RV 93 di Antonio Vivaldi, insieme all’altro in Do maggiore RV 425, ha una caratteristica insolita per la musica del barocco italiano, contesto in cui si è sviluppata l’opera del grande musicista veneziano; è stato composto originariamente per mandolino e orchestra d’archi, presupposto per un dialogo quanto meno singolare, non solo nel contesto musicale accennato, ma anche in un panorama di ben più ampie dimensioni temporali. Il mandolino, da sempre strumento tradizionalmente popolare, assurge con i due concerti di Vivaldi, ad una dignità solistica insperata, se non addirittura ad episodi di vero e proprio virtuosismo strumentale. Oggi il Concerto in Re RV 93 è il più eseguito dei due, sia nella versione originale con il mandolino, che nelle numerose trascrizioni successive per chitarra e orchestra, fra le quali  eccelle quella del concertista tedesco Sigfried Behrend.  La trascrizione per orchestra di chitarre  in programma è del canadese Jeremy Sparks; la mancanza di uno strumento solista è ovviamente riduttiva rispetto all’originale, oltre che poco coerente con la definizione tecnica di “concerto”; ma la assoluta fedeltà alla struttura ed ai fraseggi originali la rendono comunque una proposta di ascolto interessante.

- Georg Philip Telemann (1681 - 1767)

Largo e Allegro (dal Concerto in Do magg. per 4 violini) (trascrizione Marcos Vinicius)

Contemporaneo di Johann Sebastian Bach e di Antonio Vivaldi, Telemann fu una delle figure più estroverse e interessanti del suo periodo. La sua musica dimostra come egli assimilò tutti gli stili del tempo, presi dalle scuole tedesche, francesi e italiane. La sua produzione è a dir poco copiosissima (scrisse più di Bach e di Haendel messi insieme), e anche se essa viene spesso giudicata superficiale, rappresenta un importante anello di congiungimento tra l’epoca che fu di Bach e quella di Mozart, ovvero un ponte ideale fra il Barocco ed il Rococò. La composizione in programma è una trascrizione del Largo e dell’Allegro dal concerto in DO maggiore per quattro violini senza basso continuo, trascrizione del 1996 del chitarrista brasiliano Marcos Vinicius, che, in passato, ha già effettuato altre trascrizioni di opere celebri del repertorio classico, dedicate espressamente ai Trovieri.

- Georg Friedrich Haendel (1685 - 1759)

Due danze (dalla Suite per clavicembalo -trascrizioneLaura Benizzi)

Delle Suites per clavicembalo di Georg Friedrich Haendel, solamente due furono edite e pubblicate durante la vita dell'autore; le altre rimasero manoscritte. Queste composizioni presentano una forma inusitata per una suite tradizionale; spesso i movimenti si susseguono senza rispettare gli schemi classici e gli andamenti non sempre sono in ritmo di danza. Matrice comune è invece il frequente virtuosismo, che invogliò lo stesso Haendel, abilissimo cultore del clavicembalo, ad eseguirle spesso personalmente. La Sarabanda e la Gavotta in programma sono tratte dalla undicesima Suite; la trascrizione è di Laura Benizzi.

- Luigi Boccherini (1743 - 1805)

Fandango (dal Quintetto in RE magg. n. 4 G448) (trascrizione Marcos Vinicius) 

Una delle prerogative della chitarra è tuttora quella di avere una letteratura alimentata prevalentemente da compositori che siano anche chitarristi, mentre assai più raro è il fatto di trovare opere composte per lo strumento, o che comprendano parti dedicate allo strumento, da parte di musicisti che non conoscano o non pratichino attivamente la chitarra. Una delle eccezioni, e per questo sono considerati un fiore all'occhiello della letteratura chitarristica, è rappresentata dai dodici quintetti per archi e chitarra di Luigi Boccherini. Fra questi, il più noto è senz'altro il quarto, in ore, denominato "Fandango", dall'andamento del terzo movimento, che si svolge appunto sul ritmo della celebre danza andalusa. Effettivamente Boccherini visse in Spagna dal 1768 fino alla morte, nel 1805, e dalla Spagna trasse spesso ispirazione per le sue composizioni. La trascrizione del Maestro brasiliano Marcos Vinicius, datata del 1994 ed orchestrata appositamente per "I Trovieri", prevede l'inserimento, verso la metà della composizione e nella parte finale, di un accenno al tema del celebre Fandango di Antonio Soler, compositore catalano contemporaneo di Boccherini, al quale esempio probabilmente il musicista lucchese non rimase del tutto indifferente.

- Wolfang Anadeus Mozart (1756 - 1791)

Le Nozze di Figaro - Ouverture (trascrizione di Enrico Parravicini)

La trascrizione è fedele all'originale tonalità di Re maggiore, particolarmente chitarristica, ma è stata semplificata al massimo la partitura di Mozart, eliminando ogni possibile raddoppio e modificando gli accordi in rivolti che risultassero più agibili per la tastiera della chitarra. Si è verificato qualche problema nel rispetto delle ottave originali, parchè nella sinfonia di Mozart sono presenti scale fino a tre ottave di estensione, che obbligherebbero sulla chitarra all'utilizzo frequente dei tasti dal 13° al 19°, cosa che renderebbe assai più impegnativa l'esecuzione; sono state quindi ridistribuite le scale in modo da non superare le due ottave di estensione. Nella terza voce, dedicata quasi esclusivamente ad un arpeggio di sostegno, sono state variate con frequenza le formule dell'arpeggio, per tentare di ovviare alla mancanza di alternanza timbrica, là dove, nella partitura originale, nell'accompagnamento si avvicendano famiglie diverse di strumenti.

- Filippo Gragnani (1767 - 1812)

Trio op. 12 - Allegro, Andantino (tema con variazioni), Minuetto

Con l'opera di Filippo Gragnani il panorama chitarristico del primo ottocento italiano si arricchisce di una serie di composizioni per due o tre chitarre, nelle quali il dialogo fra le diverse voci acquista un dinamismo che era sconosciuto al repertorio precedente. Probabilmente allievo di Ferdinando Carulli, Gragnani è compositore di sicura perizia e le sue opere sono costruite con squisito impegno formale. Il Trio in RE op. 12 in programma è forse la sua composizione più nota; particolarmente suggestivo il secondo movimento (Tema con variazioni), dove traspare un evidente accenno al tema di un celeberrimo Studio del suo maestro Carulli.

- Leonard De Call (1779 - 1827)

Trio op. 26: Andante, Minuetto, Adagio, Rondò

Leonard De Call appartiene a quella innumerevole schiera di musicisti pressocchè sconosciuti al grande pubblico, in quanto scrisse quasi esclusivamente per chitarra. Vissuto a cavallo fra la fine del ‘700 ed i primi dell’800, ci ha lasciato un certo numero di composizioni per il singolo strumento e per due o tre chitarre. Il pezzo in programma è il Trio in Do maggiore op. 26, che si articola in quattro movimenti: Andante, Minuetto, Adagio, Rondò. La semplicità della linea melodica e la distribuzione dinamica delle tre voci ne fanno un’opera di ascolto piacevole ed interessante.

- Mauro Giuliani (1781 – 1829)

Sonatina in RE op. 71 n. 3

Il periodo compreso fra la seconda metà… del '700 e la prima dell'800 è considerato un periodo di rinascita per la chitarra, che nei decenni precedenti aveva vissuto periodi di scarsa notorietà, imputabili soprattutto alla mancanza di grossi autori che ne implementassero la letteratura. Questa rinascita è legata al nome di alcuni musicisti, che coltivarono tecnicamente lo strumento e ne ampliarono notevolmente il repertorio, sia didattico che concertistico. Fra tutti spicca la figura dell'italiano Mauro Giuliani, didatta, compositore, ma soprattutto concertista virtuoso, che merittò la stima e l'amicizia personale di Beethoven. Fra le sue opere ricordiamo: sonate per la chitarra sola, sonate per la chitarra ed altri strumenti, composizioni didattiche, nonchè tre concerti per chitarra e orchestra , fra i più antichi nel genere specifico. La Sonatina in Re op. 71 presenta chiari riferimenti alla cultura viennese, città nella quale Giuliani dimorò a lungo e che influì notevolmente sulla sua formazione musicale.

- Gioachino Rossini (1792 - 1868)

Il Barbiere di Siviglia - Sinfonia (trascrizione Enrico Parravicini)

Quando nel dicembre del 1815 Gioachino Rossini firmò un contratto per la rappresentazione di una nuova Opera al Teatro Argentina di Roma, il tempo a disposizione fu il suo peggior nemico; infatti la prima, prevista per il 20 febbraio del 1816, gli lasciava poco più di due mesi per la stesura completa dell'Opera, per la quale, al momento, non aveva neppure pensato al soggetto. la scelta cadde su di una commedia di Beamarchais, Il Barbiere di Siviglia, soggetto collaudato ed amato dal pubblico, che in passato era già stato musicato più volte , fra le cui versioni quella di Paisiello godeva ancora di estrema popolarità. Fu proprio in omaggio agli ammiratori di Paisiello, che Rossini ne mutò inizialmente il titolo in "La precauzione inutile", riportandolo poi all'originale quando la fama ed il successo dell'Opera avevano completamente oscurato quelle del pur illustre predecessore. Sempre a causa del limitato tempo a disposizione, Rossini non si volle impegnare nella composizione di una nuova Sinfonia, ma utilizzò quella scritta per una sua Opera precedente, l'Aureliano, che non aveva avuto il successo desiderato.

La Gazza Ladra - Ouverture (trascrizione Enrico Parravicini)

Con il termine di Ouverture si definisce una composizione sinfonica di breve durata, di norma eseguita a sipario ancora chiuso, che può anticipare o meno i motivi conduttori di un'opera lirica; l'impegno formale profuso da molti autori nella composizione delle loro Ouvertures, ha parzialmente snaturato nel tempo la finalità di queste composizioni, rendendole delle vere e proprie sinfonie a se stanti, più spesso eseguite senza alcun collegamento con l'opera alla quale erano destinate. E' il caso della Ouverture dalla Gazza Ladra di Gioachino Rossini, qui proposta in una trascrizione di Enrico Parravicini, datata del 1986 ed orchestrata appositamente per i Trovieri.

L'Italiana in Algeri - Ouverture (trascrizione di Enrico Parravicini)

Tra Rossini e la chitarra è sempre esistito un legame indiretto, ma estremamente forte: basti pensare al fatto che lo stesso Rossini, oltre ad essere autore di composizioni cameristiche che comprendono la chitarra, volle inserirla quale strumento di accompagnamento di una celebre aria del Barbiere di Siviglia, facendosi in questo consigliare e guidare dall'amico Ferdinando Carulli, o che il grande chitarrista Mauro Giuliani trascrisse per due chitarre alcune delle più celebri sinfonie del Genio pesarese. Questa trascrizione della Ouverture da L'Italiana in Algeri è stata portata a termine nel 2008 da Enrico Parravicini e, quando la tecnica chitarristica non ha preteso delle limitazioni, è restata completamente fedele all'originale.

- Franz Schubert (1797 - 1828)

Momento musicale op. 94 n. 3(trascrizione Abner Rossi)

Fra le opere di Franz Schubert, un posto a parte meritano i "momenti musicali", brevi e piacevoli composizioni per pianoforte; quello in programma è forse il più conosciuto, essendo stato proposto in mille versioni, arrangiamenti e trascrizioni diverse, fra le quali anche una per canto e pianoforte. La trascrizione per orchestra di chitarre, dalla originale tonalità di Fa maggiore, è di Abner Rossi.

- Franz Von Suppè (1819 - 1895)

Poeta e Contadino - Ouverture (trascrizione Enrico Parravicini)

Dell’opera di Franz von Suppè, compositore austriaco contemporaneo di Johann Strauss figlio, poco si esegue e meno ancora, forse, si rappresenta; la sua produzione è sostanzialmente limitata all’operetta, genere nel quale si rivelò assai prolifico e ci ha lasciato una serie di lavori dai nomi altisonanti, come era costume dell’epoca: La Bella Glatea, Banditi a cavallo, La dama di picche, Cavalleria leggera, Poeta e contadino. Di queste operette, oggi vengono eseguite praticamente solo le Ouvertures iniziali, vere e proprie miniature sinfoniche contraddistinte da melodie spesso prevedibili, ma rese comunque interessanti da un fraseggio abile ed elegante. Ancora mneno conosciuto è il Suppè "serio", autore, fra l’altro, di lieder e di musica sacra. La trascrizione della Ouverture dal Poeta e Contadino è di Enrico Parravicini ed è datata del 1985. Dedicata ai Trovieri, venne eseguita una sola volta (nel 1986) e reintrodotta nel repertorio dell’Orchestra solo nel 1999.

- Johann Strauss e Josef Strauss (1825 -1899 / 1827 - 1870)

Pizzicato Polka (trascrizione Enrico Parravicini)

Pablos è una località presso San Pietroburgo, dove, nella seconda metà del secolo scorso, si era soliti trascorrere la villeggiatura in ambienti mondani e raffinati. Secondo un costume dell'epoca, artisti di ogni genere che vi convenissero usavano misurarsi in duelli tecnici, atti a suscitare un consenso più plateale che artistico. Non sfuggì alla sorte neppure Johann Strauss, che, in collaborazione con il fratello Josepf, compose per la circostanza questo Pizzicato Polka, ancora oggi considerato una punta di diamante di questi insoliti duelli musicali. La versione originale è destinata ad un complesso di archi che eseguono tutti con la nota tecnica del "pizzicato"; la trascrizione di Enrico Parravicini tende a sfruttare una analoga tecnica chitarristica.

- Isaac Albeniz (1860 - 1909)

Granada, Serenata op. 47 n. 1 (dalla Suite Espanola) (trascrizione Enrico Parravicini)

Nel panorama della letteratura chitarristica del '900 Isaac Albeniz occupa una posizione del tutto particolare, determinata dal fatto che nessuna delle sue celebri composizioni fu originariamente scritta per chitarra, ma principalmente per pianoforte, oppure per orchestra od altri strumenti. Certamente la notorietà di Albeniz è legata a tutta una serie di fattori, che vanno dalla sua intensa attività di concertista virtuoso del pianoforte, alla sua amicizia con nomi quali Listz e Debussy, ma è significativo il fatto che, oggi come oggi, moltissime delle sue composizioni vivono principalmente in una serie di trascrizioni per chitarra, strumento che, fino a prova contraria, Albeniz non praticava neppure. E' il caso delle celeberrime Asturias, Granada, Sevilla, Rumores de la caleta, tutte originariamente composte per pianoforte, ma che oggi vengono eseguite quasi esclusivamente nelle trascrizioni per chitarra; vi proponiamo Granada, una Serenata tratta dalla Suite Espanola per pianoforte, in una trascrizione per orchestra di chitarre di Enrico Parravicini datata del 1982.

Tango, op. 165 n° 2, dalla Suite España (trascrizione di Enrico Parravicini)

Certamente la notorietà di Albeniz è legata a tutta una serie di fattori, che vanno dalla sua intensa attività di concertista virtuoso del pianoforte, alla sua amicizia con nomi quali Listz e Debussy, ma è significativo il fatto che, oggi come oggi, moltissime delle sue composizioni vivono principalmente in una serie di trascrizioni per chitarra, strumento che, fino a prova contraria, Albeniz non praticava neppure. E' il caso delle celeberrime Asturias, Granada, Sevilla, Rumores de la caleta, tutte originariamente composte per pianoforte, ma che oggi vengono eseguite quasi esclusivamente nelle trascrizioni per chitarra.

- Enrique Granados (1867 - 1916)

Danze spagnole n. 5 e n. 10 (trascrizione Eythor Thorlaksson)

Pianista, direttore d'orchestra e compositore spagnolo. Enrique Granados studia piano all'università di Barcellona. Continuerà i suoi studi pianistici fino al suo soggiorno a Parigi, nel 1887. La sua notorietà si consacra nel 1892 con le sue 12 Danzas Españolas per piano. Alcune di tali danze furono riprese da Andres Segovia, che le trascrisse per chitarra e le regalò definitivamente al patrimonio tecnico ed artistico di questo strumento. E' il caso della n. 5 (Andalusa) e della n. 10, qui presentate in una trascrizione per orchestra di chitarre dello svedese Heythor Thorlaksson.

- Scott Joplin (1868 - 1917)

The entertainer (trascrizione Enrico Parravicini)

Nella seconda metà dell’800 e fino ai primi decenni del ‘900, negli Stati Uniti d’America fu largamente diffuso il genere musicale denominato "ragtime", i cui principali esecutori furono pianisti di estrazione e formazione jazzistica.. Il ragtime era basato sulla esposizione di linee melodiche semplici ed essenziali, supportate da una armonia sostanzialmente tradizionale e sostenute da un ritmo costantemente sincopato, che ne rafforzava ulteriormente la già naturale vivacità. Il musicista che è riconosciuto come il rappresentante più significativo del genere fu senza dubbio Scott Joplin, nato nel 1867 dal matrimonio fra uno schiavo, affrancato dopo la fine della guerra di secessione, ed una donna libera; fu appunto dalla madre che Scott apprese i primi rudimenti della musica. Fu musicista eclettico e strumentista polivalente (studiò il pianoforte, il violino ed il clarinetto), ma il suo ricordo è legato principalmente alle numerose composizioni di ragtime, alcune delle quali, incise su rulli, sono pervenute fino ai nostri giorni, offrendoci un esempio sufficientemente significativo della sua tecnica e del suo stile. La sua composizione più nota (The Entertainer) è stata conosciuta dal grande pubblico solo nel 1973, in quanto resa ceòebre dalla colonna sonora del film "The sting" di George Roy Hill, vincitore di ben sette premi Oscar.

- Joaquin Rodrigo (1901 - 1999)

Danzas de las Hacas (da Fantasia par un Gentilhombre) (trascrizione per 2 chitarre concertanti e orchestra di chitarre di Enrico Parravicini)

Il compositore spagnolo Joaquin Rodrigo, cieco dall’età di tre anni, arricchì ulteriormente la produzione spagnola per chitarra con numerose composizioni dedicate allo strumento. Egli studiò a Parigi, dove passò la maggior parte del tempo in cui in Spagna c’era la guerra civile; in seguito si trasferì a Madrid. Il brano più famoso di Rodrigo è il suo “Concierto de Aranjuez”, per chitarra e orchestra, scritto nel 1939, il cui secondo movimento (l’Adagio) è uno dei pezzi più celebri di tutti i tempi anche per i profani di musica classica. Altri concerti per chitarra includono il “Concierto madrigal” per due chitarre, e il “Concierto andaluz”, per quattro chitarre e orchestra. Egli scrisse musica anche per altri strumenti, come violino, violoncello o pianoforte; noto è anche il suo concerto per arpa e orchestra, e si ha di lui anche una limitata produzione vocale. “Fantasia par un gentilhombre” è una fantasia di motivi ispirati alla già celeberrima Suite Espanola di Gaspar Sanz, trascritti da Rodrigo in forma concertante per chitarra e orchestra e dedicati al grande chitarrista spagnolo Andres Segovia. La versione di Enrico Parravicini della Danzas de las Hacas, datata del 1986, ha mantenuto fede all’originale, proponendo però un duo di chitarre concertanti, che dialoga con una orchestra di altre chitarre.

- Anton Karas (1906 - 1985)

Harry Lime Theme (trascrizione Pirzio Gilberto Bonazzi)

(dalla colonna sonora del film “Il terzo uomo”)

Nell’immediato dopoguerra Vienna è una città occupata e divisa in settori controllati dalle potenze vincitrici. In questa situazione la capitale austriaca diventa il luogo adatto per effettuare traffici illeciti di ogni tipo e dove le spie di mezzo mondo intrecciano i loro destini. Lo scrittore Holly Martins arriva dagli Stati Uniti per cercare di rintracciare il suo vecchio amico Harry Lime. Scopre però che quest’ultimo è morto in un incidente stradale. Martins, poco convinto dell’esito dell’inchiesta ufficiale, inizia ad indagare per proprio conto, fino a giungere ad una insospettabile e drammatica verità. Questa, in due parole, la trama del film “Il terzo uomo” del 1949, da un romanzo di Graham Greene e per la regia di Carol Reed, con un cast di eccezione, fra cui Orson Wells ed Alida Valli. Il tutto sostenuto da una colonna sonora fra le più celebri della storia del cinema; la melodia breve e struggente, che accompagna i titoli di testa e sottolinea gli episodi salienti della trama, è composta ed eseguita da Anton Karas con lo Zither, la cetra tirolese, strumento assai popolare in Austria e già reso famoso da Johann Strauus figlio nell’Introduzione e nel Finale del celebre Valzer “Storie del bosco viennese”. La trascrizione in programma, per orchestra di chitarre, è di Pirzio Gilberto Bonazzi.

- Massimo Tenzi (1922 - 1993)

Concerto di Primavera

Composto nel 1979, il Concerto di primavera venne inizialmente eseguito nella sola versione originale, composta ed orchestrata da Massimo Tenzi; solo successivamente, nel 1981, la partitura venne affidata al maestro Giuseppe Pirazzoli, per una nuova orchestrazione, versione in programma. La suggestiva orchestrazione di Pirazzoli ha sapientemente valorizzato i limpidi episodi melodici della composizione, regalandoci momenti di elegante fraseggio descrittivo, alternati ad altri di incalzante dinamismo, in una celebrazione della primavera fatta di impressioni, più che di immagini reali o di certezze.

Richiami dell'Est

Richiami dell'Est è una fantasia ispirata a motivi popolari dell'Est europeo. Dopo una breve introduzione, la cadenza tradizionale delle danze russe ci trasporta improvvisamente nelle steppe smisurate, per cedere quasi subito il posto ad una melodia di chiara ispirazione tzigana; nuovi ritmi e nuove melodie si alternano quindi in una travolgente successione, fino alla ripresa del motivo tzigano, che conclude definitivamente la composizione. Composto specificatamente per i Trovieri nel 1979, Richiami dell'Est non venne più eseguito dopo il 1980; solo dieci anni più tardi è stato ripreso dal figlio di Massimo Tenzi, Alberto, che ne ha elaborato una nuova orchestrazione; in tale versione, la composizione ha vinto il primo premio al concorso nazionale di Pesaro del 1991.

Impressioni spagnole

Nella numerosa e versatile produzione di Massimo Tenzi, possiamo ricordare un periodo specifico (fra il 1978 ed il 1987), nel quale l'Autore dedicò la quasi totalità delle composizioni all'orchestra dei "Trovieri". Sono composizioni per la maggior parte ispirate alle musiche popolari dei paesi più diversi, dell'estremo Oriente all'America del Nord, dalla Francia all'Est europeo. "Impressioni spagnole" è del 1979; è una breve proposta su motivi folcloristici spagnoli, tutta basata sul movimento ritmico del "Paso doble".

- Herbie Hancock (1940)

Cantaloupe Island (Trascrizione di Massimo Calderara)

Herbert Jeffrey Hancock è un pianista e tastierista jazz statunitense; fece parte dello storico quintetto di Miles Davis, dove ebbe modo di conoscere i più famosi strumentisti jazz e collaborare con molti di essi. Autore di diversi brani di notevole successo, compose, fra le altre cose, anche la colonna sonora per il celebre film Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Cantaloupe Island è tra i brani di Hancock che hanno avuto maggior diffusione, al punto da essere considerato uno dei moderni standard. La composizione originale è del 1964, ed è eseguita da tromba, pianoforte, contrabbasso e batteria.

- Hank B. Marvin (1941)

Nivram (orchestrazione Massimo Calderara ed Enrico Parravicini)

Nel 1958 due giovani chitarristi diciassettenni lasciano Newcastle, nel nord dell'Inghilterra, per trovare fama e fortuna in una competizione musicale a Londra. Dopo il successo del terzo posto in questa competizione, questi due giovani, Hank B. Marvin e Bruce Welch, decidono di restare a Londra. Hank e Bruce vengono notati da John Foster, manager del noto cantante Cliff Richard, che li vuole nel gruppo di accompagnamento di Cliff, "1 Drifters". E’ la nascita degli Shadows, che, negli anni successivi si arricchiscono di Brian Bennet alla batteria e di Jett Harris (prima) e John Rostill (successivamente) alla chitarra basso.Nel 1962 gli Shadows portano al successo un loro pezzo solo strumentale, il celeberrimo “Apache”, che resta in vetta alle classifiche di vendita per 21 settimane, spodestando dal primo posto proprio una canzone dello stesso Richard. Gli Shadows, sempre ruotando intorno alla figura carismatica di Hank Marvin, hanno rappresentato un mito per i ragazzi che, fra la fine degli anni ’50 e tutto il decennio successivo, si sono accostati al mondo della chitarra rock, offrendo, con il loro vastissimo repertorio, una serie di esempi stimolanti; è indubbio che il loro ruolo, nella storia della chitarra, sia stato decisamente determinante, la qual cosa è oggi riconosciuta a livelli culturalmente ben più alti di quelli che potrebbero essere interessati da questo genere di musica. Fra le centinaia di successi del gruppo, uno in particolare ha sempre acceso la fantasia dei loro cultori: Nivram, composta dallo stesso Marvin, un motivo di chiara riminiscenza jazzistica, dove la tecnica di Hank trova una collocazione ideale, fino ad elevarsi a punte di insospettabile virtuosismo. La versione in programma, tratta dall’originale edito nel 1961, è opera di una orchestrazione curata da Massimo Calderara ed Enrico Parravicini. Una curiosità, che è anche una “chicca” per i numerosi amanti degli Shadows, che da anni si stanno chiedendo il significato del titolo “Nivram”, scomodando teorie esoteriche, nomi di donna o località esotiche: niente di tutto ciò: “Nivram” è solo l’anagramma del suo autore, cioè “Marvin”, letto da destra verso sinistra.

- Hansjoachim Kaps (1945)

Milonga y Samba

Milonga y Samba

- Lennon – McCarney (1940 - 1980 / 1942)

Beatles forever

Originari di Liverpool, i Beatles nacquero grazie all'incontro, avvenuto nel 1957, tra John Lennon e Paul McCartney, a cui si aggiunsero nel 1958 il chitarrista George Harrison e nel 1960 il bassista Stuart Sutcliffe ed il batterista Pete Best; il gruppo fu chiamato The Beatles. Sutcliffe lasciò il complesso nella primavera del 1961, costringendo Paul McCartney a passare dalla chitarra ritmica al basso. Nel frattempo, la notorietà dei Beatles crebbe e i loro concerti al Cavern Club di Liverpool cominciarono a registrare uno straordinario successo. Ringo Starr (nome d'arte di Richard Starkey) entrò a far parte stabilmente del gruppo nell'agosto del 1962, sostituendo Pete Best. I Beatles, con il loro inconfondibile taglio di capelli ed il look, che, allora trasgressivo, oggi potrebbe essere tranquillamente quello di un manager del terziario, erano pronti a entrare nella leggenda. E nella leggenda ci sono entrati, se è vero che, a quarant’anni dalla sua prima apparizione pubblica, il quartetto di Liverpool, orfano del leader spirituale John Lennon e, più recentemente, anche di George Harrison, continua ad essere un caposaldo (oggi si direbbe un benchmark) della musica leggera di tutti i tempi e, forse, non solo della musica leggera, avendo imposto stile, moda e tradizione che si perpetuano ormai da decenni.Senza peccare di presunzione, ricordando che Herbert Von Karaian e la Filarmonica di Berlino incisero anni fa una fantasia dei più celebri successi dei Beatles in chiave sinfonica, proviamo anche noi a proporvene una; l’orchestrazione è di Enrico Parravicini; i titoli dei motivi che ascolterete non hanno bisogno di essere ricordati, perché li riconoscerete subito, dalla prima nota.

- Horacio Salinas (1951)

Alturas (trascrizione Claudio Passarotti)

Per circa un trentennio gli Inti Illimani, mitico gruppo di musica latino americana nato negli anni settanta, ha portato nel mondo il suo messaggio musicale, vuoi proposto in prima persona, vuoi per voce e per mezzo di altri artisti. In realtà la formazione risale addirittura agli anni ’60, quando un gruppo di studenti in Ingegneria dell’Università di Santiago del Cile decise di sacrificare le proprie ambizioni professionali all’amore per la musica popolare, non solo del loro paese, ma anche di altri paesi dell’America Latina, quali Perù, Equador, Bolivia, Argentina Malgrado le vicende del gruppo siano storicamente legate a quelle politiche del Cile negli anni ’70, gli Inti Illimani non vollero mai fare della musica una bandiera esclusivamente politica, rifiutando apertamente questo ruolo limitativo. Una curiosità: nel dialetto cileno, il nome Inti Illimani è composto da Inti (sole) e Illimani (montagna situata nei pressi de La Paz in Bolivia); dunque starebbe a significare “Montagna del sole” e dovrebbe letteralmente pronunciarsi “Inte-E-gee-mane”. Il pezzo in programma, Alturas di Horacio Salinas, è stato uno dei cavalli di battaglia del gruppo. La trascrizione per orchestra di chitarre è di Claudio Passarotti.

- Anonimo (-)

Due temi popolari andini (trascrizione Raoul Maldonado)

Nel panorama musicale delle civiltà extra europee, la musica delle regioni andine ha sempre rappresentato un capitolo a se stante. Difficile è senza dubbio poterne individuare radici storiche precise, non essendoci nulla di tramandato dal periodo pre colombiano, ma si può tuttavia supporne origini antichissime anche da quel poco che ci può essere pervenuto attraverso la tradizione popolare. Sono particolari anche gli strumenti utilizzati, dal charango (piccola chitarra la cui cassa armonica è ricavata dalla corazza di un armadillo) alla siringa (flauto a canne parallele di diversa lunghezza), la cui estensione vocale è tanto limitata, che non sempre consente l’esecuzione di una melodia intera, obbligando più spesso un altro strumento a concludere la frase. Nel brano in programma vengono esposti e trattati liberamente due motivi del repertorio tradizionale.

- Teodoro Cottrau, Vincenzo Bellini, Ernesto De Curtis, Eduardo Di Capua, Luigi Denza ed Enrico Cannio (-)

Souvenir Napoletano (elaborazione di Enrico Parravicini)

Il fascino suggestivo della melodia tradizionale napoletana ha decisamente contagiato generazioni di Italiani e … non solo di Italiani. La canzone d'autore napoletana ha oggi di diritto un posto insindacabile nel mondo della musica, non necessariamente definita leggera. La fantasia "Souvenir Napoletano" propone i temi delle celeberrime Santa Lucia, Fenesta ca lucive (attribuita a Vincenzo Bellini), 'O Sole mio, Funiculì funiculà e 'O surdato innamurato; i cinque temi sono collegati fra di loro da brevissimi episodi modulanti, che favoriscono un ascolto scorrevole e senza soluzione di continuità. L'elaborazione di 'O sole mio" è palesemente ispirata a quella per chitarra sola del grande Francisco Tarrega.